“Vedi Napoli e poi muori”, chi non ha mai sentito dire questa frase famosa in tutto il mondo? Ma pochi ne sanno la vera origine.
Gli viene data un’accezione negativa perché viene tirata in ballo la morte, in realtà non è così. Alcuni narrano una storia, altri una versione diversa ma noi le proponiamo entrambe, ugualmente curiose e affascinanti.
“Vedi Napoli e poi muori”: la prima versione
Questo detto è conosciuto in tutto il mondo e ci sono diverse versioni sulla sua origine, che forse in pochissimi sanno. Due sono quelle che circolano maggiormente, la prima è una favola custodita nel cuore dei partenopei più veraci, che con orgoglio la raccontano alle nuove generazioni.
Sembra che una volta esistesse una strega potentissima capace di qualsiasi incantesimo. La sua magia era molto potente e in tanti credevano che fosse malefica, anche se non era così.
Questa fattucchiera si chiamava Raziella ed era al contrario, una donna di buon cuore, sempre impegnata per aiutare il prossimo. All’epoca di questa antica storia, Napoli era la meta preferita di chi soffriva per amore, anche per i paesaggi bellissimi che rasserenavano l’anima. Tuttavia quando il soggiorno finiva, il dolore riemergeva e tanti non potevano sopportare le pene d’amore.
Ci furono suicidi e Raziella – che si sentiva toccata in prima persona perché da giovane aveva perso il suo grande amore – si era dedicata alla magia proprio per fare stare bene queste anime in pena che giungevano a Napoli per trovare un po’ di pace.
Un girono realizzò un intruglio rosso come il sangue. Si trattava di un vino inebriante a tal punto che scacciava i dolorosi ricordi del passato. Ne offriva un bicchiere a tutti quegli sfortunati forestieri e questa esperienza veniva descritta come la morte per poi rinascere.
La seconda versione
La seconda è la versione più nota e si deve al tedesco Goethe. Nel 1787 in una sua opera, i il drammaturgo che era abituato all’austera atmosfera che si respirava in Germania, rimase affascinato da Napoli.
Visitò diverse città italiane ma nessuna come questa lasciò un’impronta tale nel suo cuore, tanto che citando il famoso motto disse anche: “A me qui sembra di essere un altro, quindi o ero pazzo prima di arrivare o lo sono ora”.
Con questi versi omaggiò il popolo napoletano e proprio come le sue sensazioni del Settecento espresse in Viaggio in Italia, ancora oggi in tanti provano lo stesso stupore e senso di bellezza visitando Napoli, la cosiddetta “smania ‘e turnà” (smania di tornare).
Sì, perché chi lascia Napoli è invaso in qualche modo da un senso di tristezza, raccontato superfluamente in pellicole come quella che porta il titolo del detto che abbiamo analizzato oggi, realizzata nel 1924 da Eugenio Perego. Stesso titolo anche per il film del 1951 di Riccardo Freda e per il documentario di Enrico Caria, realizzato nel 2006.
Se ancora non l’hai visitata insomma, è il momento di farlo.